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La rieducazione Funzionale

Cosa vuol dire RIEDUCAZIONE FUNZIONALE?

Il termine potrebbe essere tradotto letteralmente in “EDUCARE NUOVAMENTE AD UNA FUNZIONE SPECIFICA”.

 

Si parla quindi

1.di recuperare una cosa che si sapeva già fare.

2.di recuperare una Funzione specifica.

 

Cosa si intende però per funzione specifica?

 

Quando un organo, un apparato o un sistema del corpo umano non funziona si parla di menomazione.  Quello che succede in questo caso è che c’è un danno più o meno visibile, più o meno esteso e più o meno recuperabile e più o meno acuto ad una parte anatomica che determina una sintomatologia che porta al malessere.

L’obbiettivo in questo caso è ovviamente quello di “guarire” ossia correggere il danno al fine di far sì che l’organo/apparato/sistema interessato non sia più “guasto”.

Se invece pensiamo ad una attività/funzione del nostro corpo il discorso è differente. Non vi sono in questo caso necessariamente danni da riparare (possono esserci ma non sono sempre presenti).  Vi potrebbe essere la situazione in cui un corpo “aggiustato” o “sano” non funziona come dovrebbe o come funzionava prima.

 

Per spiegare meglio prendiamo l’esempio di un infortunio molto comune negli sportivi e non: la distorsione della caviglia.

Questa, se lieve può portare a dolore e limitazione nei movimenti per un periodo più o meno lungo, se grave può portare alla rottura di varie strutture presenti a livello del collegamento delle ossa della gamba e del piede (la cosiddetta area tibio-tarsica). Le strutture rotte in quest’ultimo caso dovranno quindi essere aggiustate secondo quanto detto precedentemente. Una volta poi che la caviglia non presenta più danni visibili radiologicamente, non è più gonfia o infiammata e non fa più male si parla di guarigione.

Cosa può succede però se poi noi riprendiamo l’attività precedentemente svolta? Cosa se riprendiamo a fare quelle funzioni specifiche che facevamo pre-infortunio?

Ci può capitare che a distanza di poche settimane ci si trovi a dover tornare a fare visite e terapie perché sono comparsi il mal di schiena, il dolore al ginocchio, dolore all’altra gamba etc…

Questo avviene quando alla guarigione anatomica non corrisponde un completo recupero della funzione.

La paura di farsi nuovamente male, il muscolo del polpaccio non più così forte come prima, la sensibilità ridotta o aumentata, la rigidità delle articolazioni possono far sì che si cammini, corra e muova in generale in modo scorretto. Il gesto che si sapeva fare senza alcun problema non lo si riesce più a fare come prima e spesso questo accade senza nemmeno rendersene conto. Questo avviene perché il nostro corpo, macchina meravigliosa, è in grado di fare di tutto per non sentire dolore e trova la soluzione più immediata per ridurre questa situazione al minimo. Il problema è che il corpo, come se fosse un bambino piccolo, non è in grado di vedere le conseguenze delle proprie azioni a distanza di tempo. Non riesce a pensare che una determinata scelta (es giocare sempre anziché dividere bene il tempo tra gioco e studio) potrà determinare delle conseguenze a distanza (es problemi all’università). In questo caso i genitori educano il figlio e lo “costringono” a fare una cosa meno divertente del gioco come lo studio “per il suo 

bene”. La stessa cosa possiamo farla noi con noi stessi attraverso la Rieducazione Funzionale che è l’equivalente di prendersi cura di quello che sarà non solo oggi o domani ma anche più avanti nel tempo.

In questo caso quindi il nostro compito non sarà più quello di guarire ma quello di rieducare ad una funzione specifica.

Esiste poi un’ulteriore riflessione da fare per chi svolge attività fisica.

Una delle situazioni più frustranti per un atleta è lavorare a lungo per un obiettivo e poi dover fare i conti con l’infortunio. Il problema in questo caso non è solo dover saltare quell’appuntamento o quella gara ma sapere che, alla ripresa, non si riuscirà a fare quello che si faceva precedentemente. Tornare in capo o in pista e rendersi conto che non si è più quelli di prima è terribile. Obiettivo dell’atleta non è “stare in piedi” ma tornare a fare quello che si sapeva fare, nello specifico un determinato gesto atletico o tecnico.

 

 

Cosa si deve quindi fare in tutti questi casi?

 

Si deve essere disposti a investire in salute facendo quegli sforzi che possono sembrare superflui per recuperare pienamente la funzione. Si parla di investimento perché i frutti a volte li si coglie in una seconda fase e all’inizio sembra di “perdere tempo” o pagare per niente.

I pazienti e gli atleti più saggi però colgono invece il rovescio della medaglia ossia quanto tempo e soldi risparmio facendo un po’ di rieducazione funzionale piuttosto che trovarmi nuovamente tra 2 mesi a dover fare le terapie da zero per un nuovo problema.

 

 

Quello che infine notano molte persone dopo aver affrontato tali percorsi è che i risultati possono essere sorprendenti. Non solo si può recuperare quello che si faceva un mese prima ma a volte si riesce a tornare a fare quel gesto che non si riusciva a fare da anni.

 

Dr. Claudio Casotto

Dir. San. Fisioelan Dott. Giovanni Molfese

 

Se siete interessati a ricevere informazioni circa il nostro servizio di Rieducazione Funzionale telefonate allo 0498825717 o chiedete in segreteria.